La notte di Imbolc si celebra a cavallo tra 1 e 2 febbraio, e nella tradizione avaloniana del Glastonbury Goddess Temple è il momento in cui si onora la Dea Brigit, archetipo della Fanciulla.

Dea dai molti nomi: Brigit, Brigid, Brighde, Bride, ma identificata anche con Anu, Danu, Ana. In origine era la Dea Universale (fanciulla – amante – madre – crona) venerata in Europa fin da tempi antichissimi. Il nome stesso della Britannia deriva dalla fusione di Brigit e Anna, antica Dea del grano che compare tutt’oggi sulle banconote inglesi, e l’insieme dei suoi territori veniva chiamato Isole di Brigit.
Nella Ruota dell’Anno di Avalon-Glastonbury però è stata scelta per rappresentare l’archetipo della Fanciulla, la spensieratezza, la gioia di vivere, la rinascita e la purezza, l’entusiasmo in ogni cosa, ma anche la connessione profonda con il piano spirituale dal quale i bambini si sono da poco separati reincarnandosi, l’ispirazione e la scintilla creativa, la Triplice Fiamma.

Brigit è la Triplice Dea del Fuoco, o Triplice Fiamma, poiché incarna tre diverse tipologie di fuoco:
– Il Fuoco dell’Ispirazione: prima della scrittura l’unico modo di tramandare ogni tipo di conoscenza era per via orale, e dopo l’arrivo dei Celti le cose non cambiarono, poiché anche se sapevano scrivere erano convinti che la scrittura, essendo concreta e immutabile, togliesse energia alla comunicazione. La poesia e la sapienza avevano bisogno di qualcosa in più per essere vive e vibranti nei cuori di chi ascoltava, e questo “qualcosa in più” era proprio la scintilla dell’ispirazione che l’oratore intrecciava assieme alle sue parole attraverso la sua voce.
– Il Focolare domestico: ciò che garantiva la vita e la sussistenza delle persone, cuocendo il cibo e offrendo un caldo rifugio nel gelo invernale.
– La Forgia Alchemica: come il fabbro forgia i metalli liberandoli dalle impurità per creare oggetti e gioielli, come l’alchimista trasforma gli elementi per creare l’oro da altri metalli, la Pietra Filosofale e l’elisir di lunga vita, così Brigit ripulisce e guarisce la nostra anima affinché possa rinascere in tutto il suo splendore.
Brigit è strettamente connessa all’idea di Nascita/Rinascita.
Rinascita come guarigione, infatti a Lei erano dedicati i Pozzi Sacri attorno ai quali venivano legati dei nastri o pezzi di stoffa colorati ai rami degli alberi con funzione di preghiere: col passare del tempo la stoffa si consumava così come si sperava sparissero i dolori e le malattie.
Nascita in generale poiché a Lei si affidavano le partorienti e a Lei si dedicavano le ostetriche, in quanto a Imbolc nascono i bambini concepiti a Beltane. Inoltre Brigit è legata alla Vacca Sacra come simbologia della Madre che sostiene la vita, quando ancora incarnava tutti e quattro gli archetipi, e in questo contesto ha assunto il ruolo di Mungitrice che dona il latte proveniente dalla Grande Madre. Sulla torre in cima al Glastonbury Tor è proprio raffigurata in un bassorilievo nell’atto della mungitura.

Brigit mungitrice – Torre del Glastonbury Tor
Un altro concetto importante legato a questa Dea è quello della liminalità: così come la Crona – ultimo degli archetipi in termini di età anagrafica – rappresenta la soglia della morte, la Fanciulla ha appena attraversato la soglia della vita. I bambini come gli anziani sono i più vicini al Mondo degli Spiriti, i primi perché l’hanno lasciato da poco e i secondi perché ci si stanno accostando, ed entrambi lo percepiscono attraverso una connessione quasi naturale e spontanea.
Per questo motivo Brigit è legata all’alba, quando il sole inizia a mostrarsi e a muoversi lungo l’arco che percorrerà durante il giorno, dandoci solo un assaggio del calore dei suoi raggi. È la vita che si ridesta stiracchiandosi e preparandosi alle attività che seguiranno, ma indugiando ancora un po’ nel torpore del sonno che pian piano svanisce.
Ultimo, ma non certo per importanza, aspetto della Dea Brigit è il gioco. La spensieratezza, la spontaneità, le risate sono caratteristiche tipiche del comportamento dei bambini, e grazie a Lei vengono investite dell’importanza che meritano. La leggerezza non è necessariamente indice di superficialità, esattamente come la serietà non denota per forza maturità. La Dea Fanciulla ci insegna che ogni esternazione sincera è sacra, anche ridere o scherzare, invitandoci ad abbandonare l’idea che la pratica rituale debba essere svolta sempre e solo con rigida austerità, perché significherebbe soffocare una parte dell’espressione onesta e autentica di noi stessi. Lei ci ricorda del nostro bambino interiore, esortandoci ad ascoltarlo e a prendercene cura.
Il colore di Brigit è il bianco dell’ultima neve e dei bucaneve che da essa fanno capolino, bianco è il suo bastone di betulla col quale percuote la terra al suo passaggio, per svegliare i semi addormentati in vista dell’imminente primavera.
I suoi simboli sono il fuso con cui crea il filo che comporrà la trama della vita e del destino degli esseri umani (per questo è detta anche Donna Ragno), la campana portata da chi pronuncia le parole da Lei ispirate e suonata per richiamare il traghettatore che ci conduce all’isola di Avalon, e infine il Calice dell’Innocenza della fanciulla, completa apertura e fiducia, coraggio e virtù, il Sacro Graal delle leggende arturiane.
I suoi animali sono il serpente che a ogni cambio di pelle si rigenera, come le anime a ogni reincarnazione, la vacca che con il suo latte dona la vita, il cigno bianco che in nord Europa migra in autunno e ritorna in primavera, sulle cui ali attraversiamo le Nebbie e giungiamo ad Avalon, e il lupo protettore delle Isole di Brigit (interessante il completo scardinamento e capovolgimento della funzione del lupo rispetto a come viene narrato nelle favole e nelle leggende popolari, dove è quasi sempre il feroce aggressore).
La notte di Imbolc cade tra 1 e il 2 febbraio. Il nome deriva da Oimelc (gaeilico) che significa latte, allattamento dei nuovi cuccioli, e Imbolg (irlandese) che assume il senso di nel sacco/grembo, in riferimento al concetto di nascita/rinascita.
A Imbolc si celebra la Fanciulla, Colei che riporta la luce con il suo candido animo gioioso, si creavano le Croci di Brigit con delle canne intrecciate e gli Occhi di Brigit composti da fili arrotolati e tirati su due bastoncini posti a croce, simboli solari e della rotazione terrestre, inoltre con dei fasci d’erba si creavano delle bambole benaugurali che venivano poi bruciate a Samhain restituendole alla terra.

Occhi di Brigit

Croce di Brigit e bambola benaugurale
Un’eco di queste simbologie si ha anche nel paganesimo romano con le festività dei Lupercalia, che cadevano il 15 febbraio: in queste celebrazioni venivano sacrificati una capra e un cane a Fauno Luperco (antica divinità rurale). Il celebrante incideva la fronte di due giovani sacerdoti chiamati Luperci e puliva le ferite con ciuffi di pelo della capra intrisi nel suo stesso latte, la pelle veniva tagliata a strisce di cui due erano usate per cingere i fianchi dei Luperci e altre due per percuotere i passanti nella corsa rituale attorno al Palatino, le donne offrivano le mani per essere colpite in segno propiziatorio di fecondità.
Questa pratica derivava da un antico mito in cui un augure etrusco avrebbe sacrificato un caprone con proprietà fecondatrici, usando poi la pelle dell’animale per percuotere delle donne sterili che successivamente ebbero dei figli.
Concludiamo parlando di numeri: si dice che 19 sacerdotesse tenessero acceso il sacro Fuoco di Brigit nei suoi santuari. Nell’Abbazia di Kildare (fondata nel 480 d.C.) ardeva la fiamma perpetua di S. Brigida – cristianizzazione di Brigit, anche se alcuni la identificano proprio con la Madonna – custodita da 19 suore. Questa fiamma venne fatta spegnere dal Vescovo di Dublino nel 1220, fu poi ripristinata e spenta un altro paio di volte a causa della riforma anglicana e infine riaccesa in pianta stabile dal 2006.
Il numero 19 indica gli anni che impiegano luna e sole per muoversi attraverso i loro cicli e tornare nella stessa posizione, gli antichi già avevano appreso queste conoscenze e infatti molti cerchi di pietre sono composti da 19 megaliti.
Ogni conclusione di un ciclo rappresenta una nuova rinascita.
Immagini delle carte oracolari
Sarah Perini, Elena Albanese – The Goddess Temple oracle cards, Ed. Lo Scarabeo (Torino)
Fonti
Kathy Jones, La Dea nell’Antica Britannia, Ed. Psiche2 (Torino)
Kathy Jones, Sacerdotessa di Avalon, Sacerdotessa della Dea, Ed. Ester (Torino)
Kathy Jones, Camminando sulla Ruota della Dea Ana, Ed. Ester (Torino)
Riccardo Taraglio, Il vischio e la quercia, Ed. L’Età dell’Acquario (Torino)