Artha – Grande Madre Orsa

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Secondo la Ruota dell’Anno di Glastonbury, con Ostara si festeggia l’Equinozio di Primavera e si onora la Dea Artha, Grande Madre Orsa e Signora del Fuoco.

Innanzitutto è bene precisare che l’unico nome di questa Dea finora rinvenuto è Artio, dal gallico artos e dal gallese arth che significano orso. Lo conosciamo grazie a un’iscrizione su una statuetta proveniente da un sito nei pressi di Berna, in Svizzera, rappresentante una donna che tiene sul grembo fiori e frutta (interpretata come Dea delle messi o comunque una figura analoga) seduta al cospetto di un orso.

Nel suo lavoro di sviluppo della Ruota dell’Anno, Kathy Jones ha deciso di modificare leggermente questo nome in modo da collegarlo anche ad altre realtà mitologico-culturali britanniche: ne ha cambiato la desinenza pur mantenendone la radice. Un’operazione linguistica apparentemente semplice, quasi scontata, ma che assume importanza fondamentale: mutare la parte finale della parola, già di per sé mutevole in quanto designata proprio a questo scopo, lasciando invece invariata la parte iniziale, il cuore della parola stessa in cui risiede il suo significato. Quest’azione ricalca proprio la base ideologica su cui si fonda la Ruota dell’Anno: la Natura che, nonostante l’incessante susseguirsi delle stagioni e la costante evoluzione delle specie, mantiene sempre la sua essenza.

Quindi da Art-io si passa ad Arth-a, in primo luogo come richiamo sia fonetico che concettuale alla Dea della Terra, chiamata Ertha o Hertha, e già soltanto questo sarebbe un incremento contenutistico notevole, ma non ci fermiamo qui. In secondo luogo si collega al nome Arthur – Re Artù – contrazione di Arth Vawr che significa orso celeste o grande orso, in riferimento all’Orsa Maggiore. Il legame con le stelle è molto importante per questa manifestazione di Dea, infatti a Lei erano dedicati i cerchi di pietre, orientati tutti secondo gli astri e formati da pietre poste in verticale proprio per rendere visibile e concreta l’immagine dell’energia che dalla Terra sale verso il firmamento e viceversa, unendo così tutte le dimensioni della realtà sensibile e spirituale.

In aggiunta viene rievocato il mito di Parthalon (P-artha-lon), eroe giunto in Irlanda e capostipite di un popolo industrioso da cui avrebbero origine le tradizioni di ospitalità e accoglienza che rimangono tutt’oggi nella cultura irlandese. Sfortunatamente, dopo molti anni di prosperità, la stirpe di Parthalon sarebbe stata completamente decimata da un’epidemia.

Ecco qui come una semplice modifica possa riuscire a dare a un solo nome tanta forza da evocare un ventaglio di ulteriori concetti e aspetti culturali che uniscono terra e cielo, presente e passato, nell’ottica di non dimenticare mai la dimensione spirituale da cui proveniamo e a cui con tutto questo desideriamo ritornare.

Artha è una delle tante Dee solari che possiamo trovare nel panorama europeo, si onora nell’Equinozio di Primavera come piena rinascita, il risveglio iniziato con Imbolc trova ora il suo culmine espressivo, le energie di ogni creatura vivente esplodono con forza: gli alberi si coprono di gemme e di nuove foglie, i prati ritornano a riempirsi di fiori che sbocciano offrendo un arcobaleno di infiniti colori, gli animali escono dal letargo, cuccioli di ogni specie corrono e sgambettano con entusiasmo mentre gli insetti impollinatori ronzano con costanza riprendendo la loro fervente attività. Da questo momento inizia la parte più luminosa dell’anno, i sei mesi di massima durata delle ore diurne, il trionfo della luce solare che dona nuova forza alla Terra facendola vibrare di vita. Per questo la sua posizione nella Ruota dell’Anno è a est, dove il sole sorge ogni giorno nascendo metaforicamente dall’orizzonte.

Artha è anche chiamata Madre Orsa, non in quanto madre (non ha specifica accezione genitoriale) ma piuttosto in quanto animale vigoroso e potente che riemerge dalla sua grotta, dalle profondità della terra, per ridestare assieme a Lei tutto ciò che fino a quel momento restava inerte, in attesa. A proposito del termine “madre”, c’è da dire che l’immagine dell’uscita da una cavità buia richiama in modo più che palese, concretamente e fisicamente, la nascita dal grembo materno.

Artha è incarnazione dell’elemento Fuoco inteso nei suoi molteplici aspetti: non soltanto fiamma solare, ma anche fuoco come potenza sia distruttrice che creatrice. È importante prendere coscienza di questa duplice valenza per poter scardinare la visione duale oppositiva – bene/male – che troppo spesso coincide con la coesistenza di realtà contrapposte all’interno di un unico contesto. Il fuoco che divampa bruciando tutto ciò che trova sul suo cammino, con impeto, violenza e rabbia, non è necessariamente negativo. La rabbia, il desiderio di sfogo fisico in seguito a un sentimento di grande frustrazione sono parti del vissuto emotivo di chiunque, e riconoscere tutto questo come legittimo, senza opprimerlo o castrarlo in nome di un’idea stereotipata di “bene”, è il primo passo per capirlo e imparare ad affrontarlo in modo efficace, trasformando e utilizzando questa energia come alleata per la nostra evoluzione personale. Ricordiamoci che la cenere che rimane dopo un incendio serve a rendere più fertile il suolo, da cui rinascerà la vita. E da quest’immagine di vita che risorge come la Fenice, ecco il fuoco come impulso creativo, l’entusiasmo di mettersi al lavoro con impegno, la voglia di realizzare un’idea o un progetto che abbiamo in mente, la passione con significato esteso e sfaccettato, non solo carnale ma ogni cosa in grado di farci “sentire il fuoco dentro”, portandoci all’azione concreta che con il suo dinamismo ci spingerà a non fermarci fino a raggiungere il risultato finale.

Il colore di Artha è il verde delle nuove foglie e dei prati ormai liberi dalla neve.

I suoi animali sono l’orso, simbolo della costellazione dell’Orsa Maggiore oltre che esempio principe del letargo invernale e del risveglio primaverile, la lepre lunare o marzolina (diventata poi coniglio pasquale), la gallina rossa che depone le uova – emblema di nuova vita (altro simbolo pasquale) e il gatto, animale legato all’equinozio in quanto può vedere sia di giorno che di notte, fungendo così da ponte tra luce e buio.

Il suo talismano è la bacchetta o il bastone, uno strumento di potere dalla doppia simbologia: la sua forma allungata (più esplicitamente in questo caso: fallica) rappresenta il consorte divino, lo spirito fecondatore, ma allo stesso tempo funge da oggetto catalizzatore della Sua/nostra magia, attraverso la bacchetta indirizziamo l’intento e facciamo in modo che da pensiero immateriale diventi opera tangibile.

Per la celebrazione dell’Equinozio di Primavera, lo studioso Aidan Kelly ha scelto il nome di Ostara. Chiaro è il richiamo al moderno Easter (Pasqua in inglese), ma la sua origine è controversa. Per molto tempo è stato ritenuto derivante dal nome della – presunta – Dea Eostre, eppure di questa Dea non vi è traccia nelle fonti più antiche, né iscrizioni o leggende, né reperti o immagini, l’unico a nominarla è il Venerabile Beda, monaco vissuto nell’VIII sec. d.C. Invece proprio il termine specifico Ostara viene fatto risalire al maggiore dei fratelli Grimm, Jacob, molto probabilmente derivato da tradizioni orali andate ormai perse, rendendo così purtroppo non verificabile l’effettiva attendibilità di questo nome.

Un’ultima riflessione sugli equinozi: la coincidenza di ore notturne e diurne richiama principalmente il concetto di equilibrio energetico, ma sarebbe riduttivo limitarsi solo a questo. Non che non sia importante, al contrario, è fondamentale, ma solitamente viene visto come parentesi statica in cui le energie si placano uguagliandosi; in questo caso invece rappresenta piuttosto un inizio dinamico, quasi esplosivo, un punto di partenza, anzi, di ri-partenza della forza vitale che governa la nostra realtà in tutti i suoi aspetti. La luce, finora di durata minore rispetto al buio, in questo momento si trova in assoluta parità e da adesso in poi continuerà ad aumentare fino al suo apice con il solstizio d’estate. Questo è il giorno in cui il Fuoco ritorna, questo è il giorno in cui la notte cede il passo, senza prevaricazioni, senza opposizioni, senza vincitori né vinti, semplicemente perché così deve essere e soltanto così si può ottenere davvero equità.

Immagini delle carte oracolari

Sarah Perini, Elena Albanese – The Goddess Temple oracle cards, Ed. Lo Scarabeo (Torino)

Fonti

Kathy Jones, La Dea nell’Antica Britannia, Ed. Psiche2 (Torino)

Kathy Jones, Sacerdotessa di Avalon, Sacerdotessa della Dea, Ed. Ester (Torino)

Kathy Jones, Camminando sulla Ruota della Dea Ana, Ed. Ester (Torino)

https://it.wikipedia.org/wiki/Artio

https://blogs.loc.gov/folklife/2016/04/ostara-and-the-hare/

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