Banbha – dimora di radici

Con l’Equinozio d’Autunno si celebra Mabon, festività che la tradizione avaloniana del Tempio di Glastonbury associa alla Dea Banbha in quanto personificazione dell’elemento Terra.

Banbha, Gaia, Madre Terra, Colei che sostiene e radica, suolo che calpestiamo, che coltiviamo e su cui costruiamo le nostre case, nostra dimora nella vita e nella morte quando nel suo ventre veniamo sepolti. Lei è tutto ciò che ci circonda: le rocce, le colline, le montagne, le valli e le pianure fino alle spiagge che si immergono nel mare, è il nostro pianeta il cui cuore caldo e pulsante batte all’unisono con quello di ogni essere vivente, creando così una connessione energetica mondiale. Letteralmente.

Oltre a questo, Banbha rappresenta il concetto generale di materia. L’elemento Terra è il più denso dei quattro, il più solido, a significare la sostanza stessa che compone ogni cosa, atomi e molecole, particelle di ogni tipo che unendosi e moltiplicandosi hanno creato la vita.

Banbha è la Creatrice e al contempo il Creato stesso, il corpo materiale che si sviluppa dal nostro concepimento fino alla nascita e tutto ciò che di concreto esiste, somma espressione tangibile della Dea che in questo modo entra davvero in contatto con noi.

Posiamo una mano sul tronco di un albero, su una roccia, infiliamo le dita tra ciuffi di fili d’erba e restiamo ad ascoltare… Lei è lì, possiamo percepirla con tutti i nostri sensi.

Nella Ruota dell’Anno, Banbha si pone a Ovest, dove il sole tocca l’orizzonte al tramonto quando sembra inabissarsi nella Terra, unendosi a lei che lo accoglie come ultimo atto nella conclusione della giornata, affinché dopo aver percorso il cielo anche lui possa riposare tra le sue amorevoli braccia.

Inoltre si trova tra la Madre Ker e la Crona Keridwen, un ponte tra la soglia della vita e la soglia della morte: dalla Sacra Yoni della Madre nasciamo con il parto e nella Sacra Yoni della Crona rientriamo, per tornare nel grembo della Terra al termine della nostra esistenza.

La Terra è il fulcro di tutto, il fondamento su cui si basa la vita stessa.

Dalla terra nascono piante e fiori, ma è nella terra che devono affondare le loro radici per trarne nutrimento, e per noi esseri umani è lo stesso: viviamo sulla sua superficie ma energeticamente ci radichiamo verso il suo centro.

Pensiamo alla morfologia di un albero: l’apparato radicale è molto spesso il corrispettivo della chioma, più ampi sono i suoi rami e altrettanto vaste saranno le sue radici, e viceversa se le radici sono sane lo sarà anche la parte esterna della pianta, il suo fusto, le sue foglie, i suoi fiori e i suoi frutti.

Ecco la connessione con l’equinozio: la durata del giorno è identica a quella della notte, luce e buio si equiparano, le due parti si rispecchiano una nell’altra creando una corrispondenza meravigliosamente simmetrica tra ciò che sta sopra e ciò che sta sotto.

Nell’equinozio si raggiunge il perfetto equilibrio dei due opposti senza che siano in opposizione, essi sono uguali e hanno uguale importanza.

Vita e morte si guardano negli occhi e riconoscono il loro sacro e indissolubile legame: due facce della stessa medaglia.

In quanto incarnazione dell’elemento Terra, la Dea Banbha ci dona solidità, concretezza, radicamento, sostegno nei momenti in cui il nostro spirito vacilla e ci sembra di non avere nulla a cui aggrapparci.

Lei rappresenta la capacità di organizzazione per la realizzazione pratica dei nostri progetti.

È l’ultimo stadio del processo creativo che simbolicamente coinvolge tutti i quattro elementi: si parte dall’ispirazione che genera l’idea (Aria), si passa poi al desiderio di realizzare quest’idea (Fuoco) e alla fase progettuale in cui si valutano tutti gli aspetti necessari affinché si possa attuare ciò che abbiamo in mente (Acqua), infine si arriva alla messa in opera con l’esecuzione tangibile del prodotto finito (Terra).

Allo stesso modo possiamo ragionare in termini di co-creazione della vita con il/la proprio/a partner: desideriamo un figlio, si accende il fuoco della passione (finalizzato allo scopo), il bimbo cresce nel ventre della madre circondato dal suo liquido amniotico e dopo nove mesi nasce diventando a tutti gli effetti un nuovo membro della famiglia.

Spostandoci ora sul piano strettamente individuale, questo aspetto della Dea offre completa consapevolezza di noi stessi e di ciò che ci circonda con espressione piena delle nostre capacità, ci spinge a manifestarci mettendo in pratica le nostre conoscenze, la nostra esperienza, le nostre abilità e tutto ciò che fa parte del nostro bagaglio personale.

Lei è il “fare”, nel senso di azione concreta successiva a un’attenta pianificazione, l’incastro perfettamente costruito in cui nulla viene lasciato al caso e tutto è esattamente dove deve essere poiché possa funzionare al meglio.

Sulla base di quanto descritto finora è facile capire la ragione per cui, secondo moltissime culture e tradizioni – compresa quella avaloniana del Goddess Temple di Glastonbury – i riti di iniziazione si svolgessero in questo periodo dell’anno. Tra l’equinozio d’autunno e la festività di Samhain (31 ottobre) si chiudeva il cerchio annuale della vita, la Natura concludeva le sue attività, la soglia dell’inverno si faceva sempre più vicina e con essa il compimento del processo avviato attraverso il cammino iniziatico.

Molto spesso nelle ritualità e nelle leggende antiche si trova citato il lasso temporale di un anno e un giorno: esso è il periodo del completo passaggio delle stagioni, che rispecchiano i cicli vitali di tutte le creature, e quindi era ritenuto sacro soprattutto per chi aveva scelto di percorrere una formazione spirituale strettamente collegata alle energie della Natura.

Così come il seme ha bisogno del giusto tempo per germogliare, crescere, maturare e dare il suo frutto, senza poter saltare passaggi né affrettarli, allo stesso modo l’apprendista deve sottostare alle medesime leggi se vuole entrare in comunione con esse.

Passando ora alla simbologia, il colore associato a Banbha è il marrone-arancione delle foglie d’autunno. I suoi animali sono il cinghiale, il tasso e la volpe, creature che cacciano prevalentemente di sera o nella notte e le cui tane sono scavate nel terreno. I suoi talismani sono la Pietra che rappresenta la roccia, la parte più solida di cui è composta la Terra, il Globo che ovviamente raffigura il nostro pianeta e il Cristallo che si forma grazie alla profonda pressione tra gli strati del sottosuolo, nella parte più oscura ma anche più vicina al centro di lava incandescente, il cuore pulsante dell’energia del mondo.

Nell’Equinozio d’Autunno si celebra la Terra che ci nutre e ci sostiene, che ci offre il radicamento di cui abbiamo bisogno, che ci accoglie salda e presente nei momenti in cui vacilliamo. Si ringrazia per l’abbondanza estiva e ci si prepara all’arrivo dei mesi più difficili dell’anno.

La festività legata all’Equinozio d’Autunno è stata denominata Mabon dallo studioso Aidan A. Kelly, il nome deriva dal personaggio della mitologia gallese Mabon figlio di Modron (la Madre Terra), rapito a soli tre giorni di vita e tenuto prigioniero nelle segrete di un castello, viene salvato quando ormai è adolescente da Re Artù e dai suoi uomini dopo una battaglia contro l’esercito nemico.

Nel racconto, Mabon è il Fanciullo Sacro che viene finalmente liberato dopo anni di reclusione, il corrispettivo maschile di Persefone/Kore, entrambi figli della Terra. Ma è anche rappresentazione del nostro vero sé racchiuso nelle profondità della nostra anima, le nostre potenzialità che aspettano di potersi finalmente esprimere a pieno, ma non prima della “battaglia”, non prima di aver faticato, combattuto e lavorato con impegno su noi stessi rendendoci alla fine pronti.

Dobbiamo scendere nelle segrete per uscirne davvero liberi, dobbiamo affondare le radici per dare i frutti migliori, ma per farlo ci vuole il giusto tempo.

Immagini

Sarah Perini, Elena Albanese – The Goddess Temple oracle cards, Ed. Lo Scarabeo (Torino)

Fonti

Kathy Jones, La Dea nell’Antica Britannia, Ed. Psiche2 (Torino)

Kathy Jones, Sacerdotessa di Avalon, Sacerdotessa della Dea, Ed. Ester (Torino)

Kathy Jones, Camminando sulla Ruota della Dea Ana, Ed. Ester (Torino)

Riccardo Taraglio, Il vischio e la quercia, Ed. L’Età dell’Acquario (Torino)

Isabella Abbiati, Grazia Soldati (a cura di), I Mabinogion, Ed. Venexia (Roma)

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