Ecco una domanda che trovo molto stimolante e mi piace che sia stata messa giusto prima di quella inerente il lavoro di gruppo, mi ricorda quando, dopo anni in cui si celebrava insieme come gruppo in cui eravamo arrivati anche a definirci congrega, bhe, solo dopo molto abbiamo affrontato quest’argomento per scoprire che vi erano visioni molto diverse tra loro su cosa fosse il divino… diciamo che per me è stato il rivelarsi di quella nota stonata che avvertivo e non riuscivo a identificare… comunque non voglio divagare, meglio dar inizio a questo post.
Per me il divino è contemporaneamente immanente e trascendente, è qualcosa di talmente immenso che è difficile riuscire a descriverlo a parole e con sentimenti umani, ma al contempo si manifesta in ogni cosa esistente, vi è del divino in tutto, dalle piante agli animali, alle rocce, in noi stessi. Non vi è divisione tra “sacro” e “profano”, perchè tutto è manifestazione di quest’energia che tutto contiene. Per me quest’energia ha il nome di Dea, la sua rappresentazione femminile di madre non è prettamente fisica intesa come divinità della terra e della fertilità, ma molto più simbolicamente nel suo ventre vi è la capacità di trasformazione per antonomasia, rappresenta la magia di mutazione, rinnovamento perenne che è indispensabile alla vita, ma anche all’evoluzione; le sue caratteristiche femminili son proprio manifestazione di questa spirale in movimento tra energie diverse e talvolta opposte tra loro, ma sempre in equilibrio, non vi è bianco o nero, vita o morte, luce o buio, non ha senso porre queste dicotomie con Dea perchè il lei vi è tutto e il suo opposto, basti pensare il natura: in molte spece animali la madre non solo partorisce e accudisce i figli, ma talvolta ne decreta la morte (ad esempio le coniglie talvolta possono uccidere la prole se manca cibo), ma ancor più hanno in sè la dolcezza per i propri cuccioli e la ferocia di allontanare predatori anche più grossi di sè stesse. Dea insegna il ciclo di nascita e morte senza la paura di ciò che non si conosce, ma come si affronta ciò che è giusto e che dev’esserci per l’equilibrio, la morte non è qualcosa che deve esser sconfitto (come recitano alcune religioni), non è qualcosa da demonizzare, ma da comprendere come necessaria e giusta perchè permette il ricambio di corredo genetico, di idee, di energie. Dalla morte vi è nuova vita, e la vita non può essere qualcosa di statico e immutabile, ma è dinamica e imprevedibile seppur ciclica, ogni ciclo si ripete simile ma mai uguale. Nel ciclo mestruale della donna, nell’alternanza delle stagioni e delle fasi lunari tutto parla di Dea e del suo mutarsi pur rimanendo uguale a sè stessa ed è per qusto che venero il divino in questo aspetto e no, non credo assolutamente che sia squilibrato a sfavore del maschile, perchè lo comprende, così come nel ventre della madre vi è il figlio e nel figlio vi è la manifestazione della madre e non è un caso se nelle mitologie più antiche la coppia divina era appunto costituita dalla Dea Madre e da suo Figlio che, in seguito, ne divenne il compagno (fin poi a detronizzarla del tutto sostituendo anche la sua figura con un padre benchè ovviamente questi fosse incapace di dar alla luce la vita, ma non voglio parlarne qui). Devo specificare che non tutte le coppie divine erano madre e figliO, per esempio in Demetra e Kore/Persefone si tratta di una figlia che, secondo ricostruzioni del mito stesso, è antecedente all’introduzione di Ade come dio degli inferi, da notare come le due manifestazioni di Kore/Persefone sono assimilabili con la rappresentazione di Hel, Dea degli inferi norrena: Dea è, ancora una volta, vita e morte, luce e buio, giovinezza e vecchiaia in un’unica entità, senza divisione o contrasto.
Parlando poi delle diverse divinità, per me si tratta di archetipi, di manifestazioni di quest’energia sotto molteplici aspetti, come se Dea fosse un’enorme diamante dalle molteplici sfaccettature e per arrivare a vederla nel suo insieme è necessario comprendere ogni singola faccia con le sue peculiarità, ma senza dimenticarsi mai che si fondono tutte in un’unica realtà che le contiene tutte.