
Signora delle alte cime che siedi su un trono di roccia e ghiaccio
Dama splendente di luna e di neve,
In questo giorno più buio e freddo i miei pensieri vanno a te
Aiutami a comprendere l’importanza della calma e del silenzio
Ad accettare l’immobilità del letargo per accrescere le mie energie
A comprendere la dolcezza della lunga notte che ricopre la nostra terra.
Troppo spesso mi dimentico di te, cerco solo luce e movimento,
Fai che riesca a capire e a riconoscere i tuoi doni di quiete
Ricoprimi col tuo manto innevato come fai con le cime dei monti
E permettimi di fermarmi, di isolarmi da ciò che mi circonda e mi distrae
Così che io possa ritrovare me stessa, ascoltarmi e riconoscermi
Come un seme che quieto attende la sua primavera.
In questo Solstizio invoco te, Samblana, signora della neve
Protettrice dei viandanti che invii le dolci Ymèles ad avvertire delle valanghe
Le tue lacrime ci donarono le stelle alpine
Tu che accogli nel tuo seguito le anime innocenti di fanciulle non volute dalle proprie madri
Ammanta con la tua bianca veste le montagne, col tuo specchio dirigi i raggi solari nelle valli più profonde
Ed insegnami a non temere la mia solitudine, ma apprezzare il potere del silenzio.
In questo Solstizio invoco te, Donna Kenina, signora di Venusberg
Che insegni il dono del sonno profondo, della quiete stagionale
Tu che dormi nel tuo palazzo in attesa che il vento ripulisca dalla neve le sue stanze
Tu che fai riposare il sole tra le tue braccia, insegna anche a me a fermarmi
A trattenere il mio animo talvolta impulsivo, a quietare il mio fuoco interiore
Perché vi è un tempo per ogni cosa, e questo è il tempo del letargo.
Testo di Nicla dell’Edera